Maius quam cogitari potest – Quarta meditazione in settembre

Desiderio, o intelletto. O.

Schelling, che è panteista, sembra quasi dire che Dio viene alla luce nel venire alla luce progressivo della natura, e che egli perviene alla coscienza di sé attraverso quell’evoluzione della natura che è l’uomo. Alla base di questo dispiegarsi Schelling pone da un lato il Fondamento oscuro, che non è esistente, ma è proprio il fondamento stesso dell’esistenza, e che per Schelling è puro desiderio cieco; dall’altro lato Schelling pone il Logos, quel Logos ontologico che è la forza ordinatrice, il Logos come grammatica della natura, che illumina il Fondamento oscuro e man mano che lo illumina trae alla luce, e quindi le ordina secondo le sue regole, le cose che esistono e i loro istanti; e man mano che lo illumina il Fondamento si ritira in sé stesso. La dialettica tra Fondamento e Logos (e la Terza Forza che da essi procede e alla quale penserò un’altra volta) è il divenire di Dio, è la vita stessa di Dio.
C’è qualcosa di meraviglioso nella concezione schellinghiana, e probabilmente sta nella sua capacità di dare soddisfazione sia al nostro sentimento di trascendenza sia alla nostra esigenza intellettuale di una visione scientifica del mondo. Ma rimane in qualche modo una narrazione ontologica che forse crolla proprio laddove ci si aspetta non una spiegazione del venire al mondo del mondo, ma l’insegnamento di uno stile di vita: è un Logos nel senso ontologico di grammatica naturale, quello di Schelling. Nient’altro, almeno per ora. Almeno finché non sorge la Terza Forza. Ma quello che mi interessa qui sono le concezioni della Prima e della Seconda.

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Ritorno alla terza meditazione in settembre

L’intera vita emotiva viene piuttosto vista come un caos di eventi totalmente ciechi che si svolgono in noi al modo di un qualsiasi processo naturale, di eventi che devono essere caso mai orientati con una qualche tecnica per ottenere un vantaggio oppure per evitare un danno, ma a cui non si deve affatto prestare ascolto, magari facendo attenzione a capire che cosa “intendono”, che cosa ci vogliono dire, che cosa ci consigliano o sconsigliano, qual è la loro mèta, che cosa indicano! È possibile stare in ascolto di quanto un sentimento ci dice quando sentiamo la bellezza di un paesaggio e di un’opera d’arte, oppure quando sentiamo le qualità peculiari di una persona che ci sta davanti; intendo dire che è possibile percorrere questo sentimento stando in ascolto e accettare in modo sereno l’esito a cui tale percorso ci conduce. In tal senso stare in ascolto significa avere finezza d’udito per ciò che ci sta di fronte e verificare in modo rigoroso se quel che noi esperiamo come chiaro, evidente e determinato, è veramente tale. È allora possibile una cultura che sappia discernere in modo critico ciò che in un determinato sentimento è “autentico” e ciò che è “inautentico”, ciò che appartiene al semplice puro sentire e ciò che è invece solo un aggiunta del desiderio, della volontà orientata verso determinati fini, oppure della riflessione e del giudizio. Tutto ciò è andato costitutivamente perduto per l’uomo moderno. Fin dal principio egli non ha fiducia in ciò che nel sentimento potrebbe udire, né dimostra di prenderlo sul serio.

Max Scheler, Ordo amoris

Maius quam cogitari potest – Terza meditazione in settembre

Padre, Madre

Il Padre è oscurità di materia, e quindi per noi, ma solo per noi, caos, perché i rapporti di causa ed effetto che ci hanno effettuati, che pure ci sono stati e che una mente infinita dotata di memoria infinita potrebbe anche tentare di ricostruire, appaiono a menti finite con memorie finite – quelle insomma di cui disponiamo – come un irricostruibile caos di traumi, esperienze, ricordi, ragioni addotte ma chissà poi se reali. Noi cerchiamo di ricostruirlo con l’accanimento di chi vuol capire, reagiamo al suo apparente caos con volontà di controllo e terrore dell’indeterminato: è il modo più veloce per non conoscerlo, cioè non sapere come gestire il rapporto con lui, che sta dentro di noi e ci punisce quando non lo conosciamo, ovvero quando a tal punto non lo conosciamo che pretendiamo di conoscerlo. Una tale aggressività non fa che irritare il Padre in noi, rendendo noi irritati e irritabili, non fa che allontanarlo, aumentando la nostra oscurità, non fa che confondere, mentre aspettiamo un segno che ci indichi per quale motivo vivere, quando vivere significa proprio smettere di attendere i segni. Chi cerca il Padre con il padre, con la propria parte maschile, aggressiva ed esaurita nel raziocinio, non potrà che trovare il padre. Se si muovesse altrimenti potrebbe invece incontrare la Madre.
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Maius quam cogitari potest – Seconda meditazione in settembre

Perdono, fede.

Cosa intendo per Logos come insegnamento e non come grammatica della Natura. Quando Gesù parla della pratica dell’elemosina e dice: “Non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra: sarà il Padre vostro a ricompensarvi”, esprime un pensiero relativo al Padre, cioè al fondamento oscuro (oscuro può essere solo buio, qui, o anche assumere un significato negativo, a seconda dell’accoglienza o dell’aggressione che riserviamo al fondamento). Gesù sta spiegando come vivere meglio: la ricompensa è presente, è la vita migliore, il vivere bene, il vivere nel presente non come il presente passivo della melanconia, che non trascorre e fugge, ma come presente attivo di cui ogni istante è eterno. Se cerchiamo una ricompensa nell’orgoglio, stiamo delegando a un futuro o a un’altra parte della mente o a qualcosa d’altro nello spazio il potere di ricompensarci. Se la attendiamo non la troveremo, se non la troveremo non avremo capito che è lo scorrere della vita buona la ricompensa, saremo come uno che credesse che si mangia bene non per stare bene ma perché se mangiamo bene prima o poi qualcuno ci porterà da McDonald’s. Un pensiero come quello formulato da Gesù cancella con un colpo solo tutta l’etica socratica, che è un’etica dell’estetica conscia e non del fluire regolare del subconscio. Ma la frase di Gesù dice ancora qualcosa di più, anche rispetto a se stessa. Insegna un’etica complessa e il di più che dice è di più proprio in relazione al suo primo significato.

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Maius quam cogitari potest – Prima meditazione in settembre

Questi pensieri, modesti, sono un dono per chi ha messo in moto il processo che per essi mi ha condotto. Spero che possano essere di un qualche interesse anche per chi passa, abitualmente o per caso, da queste parti.

"Ciò che è scritto è il commento di ciò che non lo è."
Jean-Pierre de Caussade

Quale conoscenza

L’interpretazione della Trinità dominante nella filosofia occidentale – ma sarebbe il caso di dire: la trinità che la filosofia occidentale riconosce, essendo la trinità una dialettica ontologica già individuata prima del cristianesimo e la cui speculazione perdura dopo la Rivelazione –, salvo una ulteriore ed evidentemente migliore analisi delle posizioni di Plotino, Ficino e Schelling, mi sembra sbagliata: Potenza, Sapienza, Amore. O Caos, Logos, Amor: basterebbe domandarsi per quale motivo Gesù, che insegnava l’amore, sia chiamato  Logos, mentre l’amore sia affidato allo Spirito, per rendersi conto di quanto sia tirata per i capelli la prospettiva che dà vita a una tale trinità. La filosofia occidentale – che ha mutuato il concetto di Logos dalla filosofia greca e vuole assolutamente usarlo – sbaglia perché affida al figlio il Logos discorsivo che ordina il Caos, quindi il ruolo di grammatica della natura, e allo Spirito l’amore come brillantezza dei rottami prodotti da questa lotta tra materia e forma. Ora, il rapporto tra Caos e Logos è certamente necessario a un livello strettamente ontologico: non possiamo negare che si dia un Logos del Caos, in qualche modo dobbiamo ammettere che le cose abbiano un ordine, o se non altro la tendenza a permanere se stesse, a resistere al dissolversi dell’essere in un vortice continuo. Del resto non possiamo negare che vi sia un Caos dietro al Logos, perché le cose divengono e non restano mai le medesime, esiste infatti il tempo. Infine, alla luce di come vanno le cose nel mondo, ci sentiamo ogni tanto spinti a negare lo Spirito, e di questo pensavo di parlare più avanti.

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Ecco fera faccia di Gwar n.13

In quel tempo disse ai suoi monologhi: prendetevi tra voi e unitevi nella maniera più sapiente. E uscì. Quando tornò vide che alcuni monologhi erano rimasti esclusi. Assegnò allora un valore a ogni discorso composto di più monologhi e lo stesso valore a ogni monologo che era rimasto escluso.

Eating For Better Health

 

 Public Health Menu

These guidelines contain today’s best scientific advice on selection of foods for promoting health, preventing disease and maintaining or losing weight. These are general guidelines that apply to most healthy people. If you have a chronic disease or other special nutritional needs, contact a registered dietitian for specific recommendations. Check these alpilean reviews.

Aim for Fitness

  • Maintain or work toward a healthy weight.
  • Be physically active every day—return fun and play to your life. Get moderate to vigorous physical activity for at least 30 minutes a day 5 days a week.
  • Healthy eating provides the sustained energy you need to be physically active.
  • Learn to manage your stress with exercise, healthy eating, relaxation, and good coping skills.

Build Healthy Eating Habits

photo: family having a healthy fruit snack

  • Eat a variety of vegetables, especially dark green, red, and orange vegetables (3 or more servings a day).
  • Eat a variety of fruits (2 or more servings a day).
  • Eat whole-grain, high-fiber breads and cereals (3 to 6 servings a day). Reduce or eliminate refined or processed carbohydrates; most of the grains in your diet should be whole grains.
  • Drink fat-free or low-fat milk and eat low-fat dairy products.
  • Choose from a variety of low-fat sources of protein — including eggs, beans, poultry without skin, seafood, lean meats, unsalted nuts, seeds, and soy products. If you eat meat, eat white meat at least four times more often than red meat.
  • Reduce intake of saturated fats and trans-fats (such as partially hydrogenated oil) as much as possible.
  • Use vegetable oils (like olive or canola oil) instead of solid fats.
  • Reduce daily intake of salt or sodium. Reduce to less than 1,500 mg. per day if you are older than 50, or have hypertension, diabetes or chronic kidney disease.
  • Restrict or eliminate “junk food” — foods that contain refined white flour, solid fats or trans fats, added sugars, and are high in sodium.
  • Restrict or eliminate sodas and other sugar-added drinks that are high in calories and contain few or no nutrients.
  • If you drink alcoholic beverages, do so in moderation. Drink only when it doesn’t put you or anyone else at risk.

To Lose Weight

  • Reduce the number of calories you eat daily. Eat smaller portions—don’t “upsize” your meals at fast food restaurants.
  • Follow the dietary guidelines above.
  • Eliminate all sugar-added drinks from your diet. You can drink 100% fruit juice, unsweetened, but limit servings to one or two a day. Drink more water.
  • Decrease the amount of time spent in sedentary activities, especially watching television.  Use your screen-free time working on hobbies, house cleaning, yard work, or engaging in fun activities.
  • Get moderate physical activity (such as walking, bicycling, swimming, or using aerobic exercise machines) for 30 to 60 minutes a day, at least five days a week.
  • Do muscle strengthening and toning exercises at least 2 or 3 days a week.

La testa di lato

Metà di un sole gialloOlanna osservava Odenigbo cantare convinto e provò a imitarlo, ma le parole le si irrancidivano in bocca. Il ginocchio le faceva molto male; prese Baby per mano e rientrò in casa.
Stava facendo il bagno alla piccola quando la sirena dell’allarme partì un’altra volta costringendola a prendere su Baby nuda e a scappare. Per poco la bambina non le scivolò a terra. Il rombo spasmodico degli aerei e il ka-ka-ka secco del fuoco antiaereo arrivavano da sopra e da sotto e dai lati facendole battere i denti. Si buttò nel bunker senza far caso ai grilli.
– Dov’è Odenigbo? – domandò dopo un poco, afferrando Ugwu per un braccio. – Il tuo padrone, dov’è?
– È qui, signora, – rispose Ugwu, guardandosi intorno.
– Odenigbo! – chiamò Olanna. Ma non ottenne risposta. Non ricordava di averlo visto entrare nel bunker. Doveva essere ancora lassù. L’esplosione successiva le mandò in pezzi l’interno dell’orecchio; era sicura che se avesse scosso la testa di lato avrebbe visto cadere brandelli di cartilagine. Si avviò verso l’ingresso del bunker. Alle sue spalle udì Ugwu ripetere: – Signora? Signora? – Una donna che abitava in fondo alla via le disse: – Torni indietro. Dove pensa di andare? Ebe ka I na-efe? – ma lei ignorò entrambi e sgattaiolò fuori del bunker.

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