Ilaria Giannini recensisce Dreadlock

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da
Giulio Giordano

…Ma c’è di più, il viaggio di Matteo è la ricerca di tutto quello che ci è stato portato via: la capacità di provare empatia, amore, dolore ma anche felicità in maniera sincera e autentica va riconquistata, il cuore atrofizzato deve ricominciare a pompare sangue e a sanguinare a sua volta. L’eterno conflitto tra la via della mente e la via del sentimento percorre sotterraneo tutto il libro. Matteo scrive una tesi sulla differenza tra la filosofia dei domenicani e quella dei francescani nella mistica occidentale, oscillando fino alla fine su chi avesse ragione: i primi che sostenevano il primato dell’intelletto o i secondi che propugnavano quello dell’amore. La dicotomia ritorna nell’opposizione tra i Laureati e i Destatori, ma anche se vogliamo nella scissione tra Matteo e Dreadlock. Alla fine, chi vince? Nessuno perché se il cuore in Babilionia è solo simulazione anche l’intelletto è falsa coscienza. Il confine tra bene e male è stato sfondato da un sistema che divora e crea continuamente se stesso e forse non c’è soluzione, se non quell’entropia che inesorabile corre verso la distruzione e che trascina tutti con sé: senza sommersi e senza salvati.

La recensione completa qui, su Mangialibri.

Della Bella recensisce Dreadlock

Antonio Sileo, Dreadlock

E’ in questi vuoti di secondo livello, apparentemente immateriali, che l’io narrante si avventura per stanarne ogni pulsione di morte, ogni concreta ferocia, ogni subdolo rischio di assuefazione all’insensibilità, per poi uscirne intatto nella forma di un’umanità superstite, forse ancora capace di vita e di senso. Si tratta di un corpo a corpo molto simile a quello che ingaggia il supereroe Dreadlock a difesa dalle ingiustizie.
Quest’ultimo, anche se da un piano diverso (dall’alto dei tetti, e con le trasfigurazioni che per fortuna nulla hanno a che vedere con le maschere funerarie della virtualità televisiva), nel fluire della narrazione in parte si avvicina al protagonista (e, attraverso lui, anche al narratore), in un gioco di intersezioni e sovrapposizioni che allude a una pluridimensionalità dell’io irriducibile anche al principio di realtà.

Marina Della Bella recensisce Dreadlock qui.

Francesco Cristiano recensisce Dreadlock

Dreadlock visto da Antonio Sileo

Una fittissima rete di collegamenti fra i pochi protagonisti, le citazioni sull’attuale realtà italiana che in questo momento imperversa, sono raccontate da Nacci con originalità e fantasia, ma affondano nella crisi totale dei valori, nell’odio che sfocia nella xenofobia, nel razzismo e soprattutto in un contesto offeso e perseguitato da media e Potere (Stato e Polizia). Degna di nota la citazione di un’intervista di Umberto Eco: “La società richiede che il giovane laureato s’inventi un mestiere, e se quel giovane è in grado di inventarselo, è perchè qualcuno gli ha insegnato una forma di pensiero flessibile”, trasformata in odio da un ladro che in realtà era un dotto laureato, preda della crisi.

Il punto di forza di Dreadlock, è appunto il fatto di decontestualizzare il vero, dandogli un alone di fantastico, pur rimanendo sempre con i piedi per terra.

Francesco Cristiano recensisce Dreadlock su Radio Ciroma 105.7FM.

Luca Giudici recensisce Dreadlock

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da Giulio Giordano

Dreadlock è un demone, che si incarna in Matteo, e tutto il romanzo – visto come possessione – altro non è che una discesa agli inferi, un percorso iniziatico, un rito di passaggio per un ragazzo che deve diventare uomo, crescere, al punto che i suoi genitori stessi non lo riconoscono più. Come a Delfi e a Cuma, anche qui a Bologna-Babilonia sono i fumi dell’oracolo a inebriare il questuante e a permettere al Dio di possederlo, di trasformarlo nella sua voce, nei suoi occhi, nelle sue braccia. Lorenzo è il mentore, più Don Juan che Virgilio: seguendo Matteo/Dreadlock sale lo ziqqurrat di Babilonia così come scende i gironi dell’inferno. Ma la purezza non esiste, e Ser Galahad è solo il sogno di un’umanità adolescente.

Luca Giudici recensisce Dread qui.

Santoni parla di Dreadlock

Un mondo immaginario […] non solo coerente formalmente e filosoficamente, ma anche in qualche modo consapevole dell’essere maya, illusione, come del resto tutti i mondi, innanzitutto quello di chi sta scrivendo – o leggendo – questo pezzo, con buona pace dei nostri ombelichi.

Da Di ombelichi e mondi immaginari.

Dove Vanni Santoni parla anche di Nina dei Lupi di Alessandro Bertante, L’isola dei liombruni di Giovanni De Feo, Nessun paradiso di Enrico Piscitelli, Il senso del piombo di Luca Moretti, mostrando quanto sia in errore chi vede solo ombelichi ovunque.

Nicola Ciccoli su Dreadlock

Scrive Nicola Chik67 Ciccoli su Anobii a proposito di Dreadlock:

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da Giulio Giordano

Credo che sia istintivo pensare che questo racconto lungo sia, in qualche misura, già un fumetto. Scritto in parte come una sceneggiatura, per scene corte che sono già immagine o gruppo di immagini, con un’attenzione spasmodica alle inquadrature, ai punti di vista, spesso sghembi, con dialoghi incastonati tra cambi di macchina da presa. Un fumetto di supereroi in salsa italiana, anzi in salsa studenti fuorisede a Bologna, una cosa che a me gela sempre il sangue, convinto come sono che non si possa raccontare nulla in maniera significativa ambientandolo in quel contesto.
Però, superato lo sconcerto per l’ambientazione, abituato l’occhio ai cambi di scena, e l’orecchio a certe peculiarità di linguaggio, ci si ritrova belli belli incuriositi.
Di cosa parla questa storia? Un supereroe che scopre di non bastare al mondo, di non riuscire a salvare il mondo? Anche ma non solo. La parabola di Matteo è una parabola umana, la costruzione di una nuova chiarezza nello sguardo, il tentativo di districarsi da un mare di merda (si può dire merda su Anobii?) in maniera vincente.
Poco chiaro, eh?
Un conte philosphiques rastafariano. Immerso nell’Italia di oggi.
Jacopo, porcaccia la miseria, fortuna che è corto e lo posso rileggere quando voglio. Ad ogni riga la sensazione che ci sia ancora qualcosa da capire, in più.
(io, forse, ma solo forse, ci avrei messo qualche cosa in meno)»

Pascoletti recensisce Dread

Dreadlock visto da Antonio Sileo
Dreadlock visto da Antonio Sileo

[…] Dreadlock! (Zona 9volt, 2011), che esce in libreria il 25 ottobre, è un tassello godibilissimo di questo percorso. È un romanzo breve, ma molto denso, di quelli che, a distanza di anni, si torna volentieri a leggere per scoprire magari strati e zone di significato che in precedenza erano sfuggiti, o che erano scivolati via perché non eravamo pronti a specchiarci in essi. […]

Qui la recensione completa.

Nuovo ColMensa a Firenze e nel mondo

L’immaginazione al dovere è il nuovo numero di Collettivomensa. Letteratura, fumetti, foto e disegni di Walter Giordano, Vanni Santoni, Valerio Aiuti, Tuono Pettinato, Squaz, Simone Nigraz Pontieri, Simone Lucciola, Simone Cortese, Silvio Giordano, Sara Pavan, Rocco Lombardi, Riccardo Mannelli, Pino Casamassima, Peppe Fiore, Pentolino, Matteo Salimbeni, Massimo Pasca, Marco Purè, Marco Margarito, Marco Corona, Maicol e Mirco, Luca Batoni, Laura Giardino, Jacopo Nacci, Ivan Manuppelli, Isabella Nazzarri, Iacopo Barison, Gregorio Magini, Giulio Giordano, Giorgio Vasta, Gianni Solla, Francesco D’Isa, Francesco Cattani, Elena Rapa, Edoardo Olmi, Dottor Pira, Davide Reviati, Davide Garota, Claudia Ragusa e Andrea Coffami. Dentro c’è il nuovo episodio di Dreadlock.

La rivista verrà presentata ufficialmente a Firenze, l’11 Maggio alla Cité in Borgo San Frediano. Da quel giorno sarà acquistabile lì, mentre per i non fiorentini è possibile richiederla via email a collettivomensa@yahoo.it.

Per dare un’occhiata a qualche anteprima de L’immaginazione al dovere: clicca qui e qui.

Per scaricare gratuitamente il numero precedente, Non si esce vivi dall’underground, in pdf, clicca qui.

Se vuoi dare un’occhiata programma completo della serata alla Cité, tutta a cura di Collettivomensa: Continua a leggere questo post

Non si esce vivi dall’underground

Non si esce vivi dall’underground

È uscito lo SpecialOne di Collettivomensa, a tema Non si esce vivi dall’underground. Sostiene Collettivomensa: “ben 80 paginone di racconti, fumetti, illustrazioni tutti lì a spaziare sull’esperienza degli autori nel traforo malsano dell’underground e poi proclami apocalittici, environment, ricette di cucina, accorgimenti sulla pesca all’aspetto e naturalmente un sacco di pulzelle nude”. Dentro ci trovate, tra tutte queste cose fighissime di autori e fumettisti e illustratori elencati qui, il mio racconto Dreadlock! (episodio pilota), e pure un inedito di Vanni. Per avere lo SpecialOne dovete venire a Ultra, dove lo SpecialOne sarà presentato il 23, oppure cercarlo in giro nelle librerie più fighe e sensate d’Italia, oppure scrivere a collettivomensa [at] yahoo.it.