GNAP! 2 – l’ira di Troll

GNAP! 2 – l’ira di Troll

Lo schiacciapatate è brutto, ma almeno non ti attribuisce secondi fini. Esiste anche un livello più basso, in cui a minare la dimensione del dialogo è il presupposto che chiunque parli lo faccia non per sostenere ciò che dice – per riferirsi a qualcosa, per giustificare le proprie scelte, per affermare dei valori – ma per colpire qualcuno e/o allearsi a qualcun altro, per invidia o per interesse.
Il meccanismo è quello del trolling: a una critica nel merito, di qualsiasi tipo e in qualsiasi campo, si risponde con domande e affermazioni che implicano la certezza di moventi altri e che saltano a piè pari il merito della critica – «Perché ti rode?» o «Adesso che hai fatto il tuo lavoro, il tuo padrone è contento?» o «Brutta l’invidia!» – come se le opinioni fossero tutte uguali e servissero solo a segnalare una qualche posizione in qualche schieramento o consorteria; insomma, per il troll, se dici «Rubare è sbagliato» lo stai dicendo perché ancora non hanno beccato i tuoi amici, o per chiamarti fuori prima della catastrofe, o semplicemente perché questa volta hanno beccato un altro, magari di un altro schieramento, e non te, o perché vorresti rubare anche tu ma non te lo puoi permettere. Mai e poi mai perché credi che rubare sia sbagliato (e poi, direbbe un troll particolarmente patatista, che significa “sbagliato”?); come nello schiacciapatate, anche nel trolling il reale è distrutto: rimangono solo le intenzioni oscure, i moventi nascosti, le strategie, i livori, le alleanze, gli interessi.

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Complottismo vs complottismo

Prendiamo, per esempio, un “Precario anticasta” come quello che sta imperversando su FB e del quale parla Repubblica.

Può avere una funzione strategica: convincerci che siamo tutti zozzi, perché il precario finché gli ha fatto comodo ci è stato, e mo che l’hanno licenziato fa “il moralista” (però m’arcmand: non chiediamoci come stiamo psicologicamente sopravvivendo in questa condizione di compromesso alienante che è in gran parte reale per molti di noi).
Può avere una funzione tattica: il gusto del sordido, il complotto che nasconde la stessa cosa che vedi alla luce del sole (il valore aggiunto è appunto il complotto, non la cosa), la scarica adrenalinica dell’indignazione, il gioco delle parti, l’ennesimo match settimanale nel quale perderemo altre energie contrapponendo sovrastruttura a sovrastruttura.

Uno scambio di vedute con Roberta De Monticelli

Ieri ho avuto un breve scambio via email con Roberta De Monticelli, dopo aver letto, su Facebook, la sua lettera aperta a Concita De Gregorio, scambio che abbiamo deciso di rendere pubblico: trovate tutto qui sotto.
Un grazie alla professoressa per la disponibilità e la gentilezza, e a Matteo Pascoletti per la segnalazione della nota su Facebook.

Di seguito in questo post:

la lettera di Roberta De Monticelli a Concita De Gregorio
la mia lettera a Roberta De Monticelli
la risposta di Roberta De Monticelli

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Facce ride

[…] Uno scrittore che è intervenuto anche nel commentarium, e che è uno dei migliori autori di fantastico italiani, ha chiuso il blog, cancellando tutti i post. E’ GL D’Andrea. E’ stato costretto a farlo da un’ignobile campagna di annichilimento dell’avversario durata mesi, e ancora perdurante. Stesso sistema di certe trasmissioni televisive: con la scusante della satira, aggressione e infamia (fino alla creazione di pagine Internet razziste e omofobe) […]

Così scrive oggi Loredana Lipperini in merito alla chiusura del blog di D’Andrea GL e alle motivazioni che hanno spinto l’autore a prendere questa decisione.
Andando di link in link ho notato che si discute molto, e in generale, del problema del passaggio indebito dalla critica sarcastica dell’opera al sarcasmo sulla persona dell’autore.
Ma, mi domando, il problema sta davvero nell’oltrepassamento della linea di confine che separa la critica sarcastica dell’opera dal sarcasmo sulla persona dell’autore? Oppure si situa già al di qua di quel confine, in qualcosa che ha a che vedere con la critica in sé, o con la non-critica in sé, o con l’ironia o con il sarcasmo o con il dileggio, in qualcosa che riguarda gli equilibri tra ironia e critica, e la differenza tra ironia e sfottò, e la differenza tra critica e sfottò?
Perché io, leggendo questo pezzo di Alessandro Puglisi, qualche domanda me la sto facendo.

La società dello spettacaaargh!

Su Scrittori Precari, terminate le mitiche Sforbiciate del lunedì dell’ottimo Fabrizio Gabrielli, comincia la serie di post La società dello spettacaaargh!, botta e risposta tra Matteo Pascoletti e me, botta e risposta che ci servirà soprattutto a capire il senso del titolo. E’ probabile che discuteremo di volgarità, di ironia reificante, di trolling sofistico, di idolatria e tifoserie, di scetticismo etico, di cinismo e nichilismo, di applausi ai funerali e di tecnomistica delle simulazioni collettive di dolore, delle “narrazioni”, dei “moralista”, dei “dài cazzo”, dei “me l’hanno ammazzato due volte” che ci parlano e sembrano trasformarci in automi ponendo in discussione anche la nostra presupposta autonomia mentale. Ma, se conosco Pascoletti, so che lui vorrà soprattutto parlare del fatto che Benigni è il male.

How to Hack the culture

La scorsa settimana, a Pesaro, Margherita Hack ha presentato il suo volume Libera scienza in libero stato. La presentazione è stata organizzata dal Movimento Radicalsocialista che, chiudendo la nota informativa dell’evento, aveva scritto:

Comunque la si pensi sarà un onore e un piacere ospitare una donna libera, che non si è mai piegata di fronte a nessun potere, che ha acquisito enormi meriti scientifici e che è dotata di una umanità, spontaneità e comunicativa in grado di affascinare chiunque la ascolti, ben oltre la cerchia (assai ristretta) degli “addetti ai lavori”.

I corsivi sono miei.
La chiusa della nota informativa significa, se non ho capito male: comunque la si pensi, è un onore e un piacere avere in città un personaggio famoso che non parla della materia in cui è specializzato.

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25 aprile 2011

Molto datato, con qualche inesattezza e approssimazione di troppo, ma per una serie di motivi che vanno dalla coincidenza tra Festa della Liberazione e Lunedì dell’Angelo ai casi della vita, oggi mi va di riesumare questo:

Quindi sono possibili due errori. Il primo è tentare di applicare, semplificando – e lo fanno la new age e in genere l’esoterismo di bassa lega – le leggi dello spirito al piano dell’anima, delle idee e della logica. È la sindrome del “Ma non puoi sempre risolvere tutto con la logica” o “È vero quello che uno crede” o “Per me è così anche se dimostri il contrario” e via dicendo. Il secondo è tentare di applicare, cercando di risolvere la complessità, le leggi dell’anima al piano dello spirito, ovvero applicare la bilancia laddove essa potrebbe essere sollevata del suo stesso peso e se è il caso gettata via. È la sindrome che comunemente chiamiamo cattiveria, o spietatezza. È perché esistono questi due tipi di errori che esistono due tipi di fascismo, o se si vuole un solo tipo di fascismo che esercita entrambe le violenze negando sia la logica sia l’ordine del cuore.

che viene da qui.

GNAP! – la tecnica dello schiacciapatate

Puffo nero
I puffi neri fanno “GNAP!”

Prima o poi mi deciderò a compilare e pubblicare un elenco delle fallacie e delle mosse retoriche subdole che si stanno propagando in Italia in questi anni in modo massiccio e preoccupante: basti pensare all’uso diffusissimo e spensierato dell’argomento a uomo o del processo alle intenzioni. Temo abbiamo a che fare con la prole deforme nata dalle Nozze di Relativismo e Televisione: si tratta di fallacie e mosse che il loro stesso substrato ideologico incorona come uniche forme retoriche moralmente legittime; il medesimo substrato ideologico, intanto, rovescia senza pietà argomenti e dimostrazioni nel cestino delle dialettiche immorali; tutto ciò sta trasformando una parte della popolazione in troll (nel senso internautico) e l’altra parte in soggetti schizofrenici costretti a interrogarsi e rispondersi da soli; se gli schizofrenici che si interrogano e si rispondono da soli mi fanno venire in mente Socrate in Gorgia 506c-507c, i troll mi fanno venire in mente – più che sofisti come Gorgia, Callicle o Polo – i puffi neri, o i film di zombie dove i virus si impossessano dei cadaveri; e credo sia significativo che, nella filmografia sugli zombie, gli zombie si siano fatti via via sempre più rapidi e aggressivi.

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La lingua e l’Osceno

La filosofia di Berlusconi

«44. La tattica che l’Osceno persegue è lungimirante e, al tempo stesso, delirante. Inutile volerle opporre i solidi argomenti di una ragione o quelli dell’interesse comune. Credere di poterla criticare in nome della coerenza e della ragionevolezza, significa dimenticare come il potere ubuesco si fondi proprio sulla sua incoerenza ossia sulla possibilità di cancellare ogni contraddizione tra una versione dei fatti e quella successiva, tra un’opinione e l’altra, come tra due immagini tra loro contrastanti. Ma è anche vero che, nel momento in cui ha potuto deridere ogni interlocutore che provasse ad argomentare razionalmente le sue affermazioni, il potere ubuesco ha cancellato di fatto la possibilità stessa di una dimensione pubblica. A tal scopo ha addestrato un piccolo esercito di professionisti della menzogna, abituati a interrompere sistematicamente ogni ragionamento, facendo passare gli altri per pesanti e indigeribili intellettuali e se stessi per brillanti conversatori, quando invece sono solo squadristi mediatici.

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Tricolori (parte prima)

Ieri ci sono state le celebrazioni dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia, e c’è stato il fioccare di tricolori nelle immagini dei profili facebook. Sarò molto semplice, perché parlo di come mi sento, e questa non è un’analisi se non di un sentire.
Quando vedo il tricolore, nella mia mente – così, su due piedi – non si formano le immagini dei nostri paesaggi pazzeschi, della nostra arte, della nostra letteratura, né viene richiamata l’idea della nostra lingua, che amo. Quando vedo la bandiera, le immagini che si formano nella mia mente e le idee che vengono richiamate alla mia mente sono l’inno di Mameli, le Frecce Tricolori, la retorica su Romanità e Risorgimento, e, al massimo, una poesia di Pascoli imparata a memoria.
Cioè: il simbolo rimanda a se stesso ovvero rimanda ad altri simboli che rimandano ai simboli stessi o al simbolo stesso. Nella mia mente la significazione è circolare, la simbologia è vuota.

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