Distant Karma

Ringo StarrVENERDI’ 16 LUGLIO, ORE 19

PALCO TEMPIETTO, ZOE MICROFESTIVAL,
ORTI GIULII, PESARO

DANIELE PASQUINI e JACOPO NACCI
in DISTANT KARMA:
due autori, due romanzi, il rock, ribellione andata e ritorno.

Tutti carini

Coordina MAX DI PASQUALE

 

A cura di LA BURNIGIA attivisti culturali

Daniele Pasquini e Jacopo Nacci si confrontano su Io volevo Ringo Starr e Tutti carini, i loro romanzi giovanili distanti dodici anni nello spirito, nella musica, nella politica: adolescenza e subculture, anni Novanta e anni Zero, ribellione andata e ritorno. Coordina Max di Pasquale, giornalista freelance, scrittore, ex fanzinaro. L’incontro è a cura di La burnigia attivisti culturali.

Io volevo Ringo Starr (Intermezzi 2009) è un romanzo consacrato al rock nel quale il rock è una musica classica, un romanzo dal verbo controllato, dalla struttura solida, un romanzo quasi conservatore, all’apparenza rassicurante ma chissà. Tutti carini (Donzelli 1997) era un romanzo punk, nichilista, anarchico, con un protagonista disgregato che narrava una storia anch’essa disgregata, anche nella forma, anche nello stile.

Gli autori, Daniele Pasquini (anni 21) e Jacopo Nacci (anni 35), coordinati da Max Di Pasquale, si incontrano allo Zoe Microfestival e discutono di generazioni, subculture musicali, di ribellione e conformismo, di spinte distruttive e voglie di conservazione.

Dalla recensione di Jacopo Nacci a Io volevo Ringo Starr su Yattaran:

«In questo romanzo è del tutto normale che dei rockers si muovano tra blog e MySpace. Quando avevo vent’anni i rockers odiavano la tecnologia – tranne quella degli effetti della chitarra – e ciò faceva pendant con la loro ostinazione a suonare un tipo di musica che si produce percuotendo oggetti d’altri tempi. Ma non è tutto qui: in questo romanzo tutte le differenze che un tempo esistevano nelle varie correnti culturali legate ai vari generi sembrano scomparse, un gruppo non ha alcun problema a suonare i Sex Pistols dopo i Deep Purple o i Led Zeppelin dopo i Clash. Il protagonista ascolta Animals dei Pink Floyd e poi un disco dei New Order. Il punto non è che gli piacciano cose diversissime, capitava e capita; il punto è che l’accostamento sembra naturale».

«Ritengo che il ribellismo, a vent’anni, sia dovuto, fisiologicamente corretto e necessario. Non importa che sia ancora privo di studio o riflessione, perché è una risposta naturale di un sistema mente-corpo ancora sano allo scontro con il potere, una risposta biologica mi verrebbe da dire, non immediatamente cognitiva. La mia sensazione è che Vanni, il protagonista, sia vittima di una malinconia totale, e che questa malinconia sia più profonda e più disperata di quella che aggrediva (o che si pensa e/o si pensava che aggredisse) i ventenni di dieci anni fa, più adulta e anche più controllata, anche verbalmente controllata, senza indigestioni di parole, senza precipizi bohémien, senza accessi di rabbia, di rivolta, di blasfemia, di trasgressione fine a se stessa».

«Ho la sensazione che Ringo Starr abbia un altro livello di lettura, che Ringo Starr finisca per dire qualcosa di più di ciò che dice apparentemente. O meglio: credo che Ringo Starr, oltre a essere una storia che evidentemente l’autore voleva raccontare, sia anche quello che sembra dichiarare di essere: una presa di posizione a favore del buon senso. Che però non si nasconde e non nasconde, qui sta il suo valore più profondo, la fatica esistenziale e l’ambiguità ideologica che una scelta a favore del buon senso comporta».