Anime: il podcast

Versailles no Bara, 1979
Versailles no Bara, 1979

Ho appena finito di ascoltare Anime, il podcast di Eleonora Caruso e Andrea Di Lecce sui topoi e i generi storici dei cartoni giapponesi, una trasmissione per cui vale la pena di iscriversi ai quattordici giorni di prova di Storytel e comunque usarne solo uno per fare bingelistening sui dieci episodi da quaranta minuti circa. Perché Eleonora Caruso è, semplicemente, la migliore. Come si può constatare leggendo il suo pezzo su Sailor Moon, o quello su Video Girl Ai, o quello su Oscar, o quello sui Cavalieri dello Zodiaco.

Update

Ashita no Joe (SNES), Wave Corp., 1992
Ashita no Joe, SNES, Wave Corp., 1992

Quando su facebook e twitter i boomer e i millennial si scannano tra loro, gli x si ricordano che hanno una casa: i blog. Yattaran ha ancora qualche problema, che conto di risolvere, ma intanto è doveroso aggiornare con due cose, una del 2020 e una del 2021.
Alla fine dell’anno scorso, per Esquire, ho eletto Vivere mille vite. Storia familiare dei videogiochi di Lorenzo Fantoni, uscito per effequ, miglior-saggio-del-2020-per-me. Le ragioni le trovate nella breve recensione che sta in fondo – ma proprio in fondo – all’articolo collettivo.
Qualche mese fa invece ho avuto il piacere di intervistare Fabio Bartoli – tra l’altro per N3rdcore, proprio il sito diretto da Lorenzo Fantoni – in occasione dell’uscita del suo Anime e sport (Tunué) che parla, indovinato, di anime e sport. Fabio è autore di Mangascienza, un classico degli studi sugli anime, che ho divorato e che è stato fondamentale per l’elaborazione di Guida ai super robot. L’intervista la trovate qui.

Le città-bioma come presente intensivo

Le città-bioma come presente intensivo

Configurazione Tundra è un libro intenso, breve, onirico, che si sviluppa in profondità più che in estensione e dunque istiga alla rilettura: un poco per farsi cercatori di quei legami tra le parole, quegli scivolamenti di senso, quei punti segreti che, magari, alla prima lettura, immersi com’eravamo nel sogno, sono in parte sfuggiti; e un poco per il gusto di riaddormentarsi e sognare ancora, di lasciarsi affascinare dal mondo ovattato modellato da Marta Fiani, e prendere sempre più coscienza del fatto che una parte di noi ne è inevitabilmente e pericolosamente sedotta.

Su Esquire parlo dell’esordio di Elena Giorgiana Mirabelli

This HOME is NOT A Temple

Inverno ’ 89: una tempesta in Colorado, un cambio di turno in aeroporto, mio padre che va in vacanza, un aereo che tenta di far scalo, un’isola in mezzo all’oceano, una mappa che non si trova, un pilota distratto, un errore, una montagna, leggerezza, un ragazzo alla torre di controllo, una donna che va a fare la spesa, un altro errore, le nuvole, un boato, niente fiamme.
Cinque anni fa ho deciso di vedermela con questa storia. Sono andata sull’isola e ci sono rimasta un mese. Ho fatto riprese e ho scritto un diario. Quando sono tornata ho letto tutto ciò che ho trovato sull’incidente, ora so un sacco di cose sugli aerei. Ho iniziato un lento lavoro di ricerca negli archivi filmici e fotografici di famiglia per conoscere mio padre attraverso il suo sguardo e lo sguardo degli altri. In questo percorso ho inaspettatamente incontrato mia madre, mia sorella e anche me stessa.
Questa non è la mia storia privata, nel disastro aereo delle Azzorre hanno perso la vita 144 persone.

Avevo letto il diario di viaggio di Cecilia alle Azzorre prima che trovasse un editore: è un romanzo straordinario, un estratto, distillato in prosa, di quel mostruoso processo di restituzione del reale in cui consiste l’opera aperta multimediale a cui Cecilia si sta dedicando da anni e di cui This HOME is NOT A Temple rappresenta una summa e una sintesi, un giardino di materiali differenti, organizzati in temi differenti, su supporti differenti e offerti al visitatore in una dislocazione spaziale che permette percorsi molteplici, diversi, e di fatto mai totali se non si è Cecilia Giampaoli.

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