Due nuove recensioni per Guida ai super robot

Ufo Robot Grendizer, 1975
Ufo Robot Grendizer, 1975

Mentre la Guida ai super robot finisce tra i sei libri consigliati da I dolori della giovane libraia e tra i cinquanta libri consigliati da Wired Italia (e scelti da Paolo Armelli) come regali di Natale, escono due nuove recensioni: sul Blog di Joe7 e su Imago Recensio.

Nella sua recensione, Joe pone una questione molto seria in merito alla mia scelta di chiamare con i nomi originali anche i personaggi che sono ormai patrimonio dell’immaginario collettivo italiano, come Daisuke/Actarus e Hikaru/Venusia; questa scelta, dice con molta ragione Joe, non aiuta specialmente quando la lettura è impegnativa. Ho cercato di dare una risposta nei commenti al suo post, ma è un argomento molto vasto e complesso sul quale credo che tornerò.

La recensione di Imago Recensio segue la Guida passo passo, di questioni ne pone tante e muove diverse critiche. Ho lasciato una lunga risposta in tre parti qui, e credo che leggere questa recensione senza sconti e la mia risposta sia un ottimo modo di farsi un’idea su cosa si troverà dentro al libro.

Un nuovo estratto da Guida ai super robot

Astroganger, 1972
Astroganger, 1972

Tutti sappiamo come stanno le cose: il tipico super robot è un eteroma, una macchina inerte che si muove solo con l’intervento di qualcuno, e dunque non può che essere incosciente. O no?
No. Molti super robot dell’era classica che non ci sogneremmo mai di escludere dalla categoria, come Raideen, Daikengo, Balatack e Ideon, mostrano la strana particolarità di essere eteromi anche se sembrano possedere un barlume di coscienza. Per non parlare di super robot indubbiamente eteromi e non coscienti che presentano un particolare assolutamente inspiegabile: le espressioni facciali di Boss Robot, Daitarn, Trider e talvolta di Daltanious (Daimos ha un pilotaggio analogico che potrebbe spiegare l’espressione facciale).
Potremmo allora decidere che l’incoscienza non è una caratteristica discriminante, e che lo è solo il fatto di essere mossi dall’interno da un agente che non coincide con loro stessi. Così dovremmo esserci.
E invece no…
La fenomenologia del super robot, su Fumettologica.

La recensione del Dr. Manhattan

Zambot 3, 1977
Zambot 3, 1977

Lettura muy interessante perché, oltre ad esser scritto benissimo, Guida ai Super Robot non è quello che il titolo lascia credere. Sì, c’è il riassunto in una o due pagine della trama di ciascuna serie, ma è il quadro complessivo che viene tracciato il cuore e la ragion d’essere del volume, l’interpretazione molto lucida di tante cose che abbiamo avuto sotto gli occhi per quarant’anni, e magari non abbiamo mai visto.

Una recensione di Guida ai super robot su L’Antro Atomico del Dr. Manhattan.

Un estratto da Guida ai super robot

Great Mazinger, 1974
Great Mazinger, 1974

Esce in questi giorni per Odoya il saggio di Jacopo Nacci Guida ai super robot – l’animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980. Si tratta di un libro importante, il primo che analizza con lo spessore necessario – e tenendosi distante da nostalgismi o, peggio, ironie – il filone più importante di quella che è forse la principale ‘‘cultura condivisa’’ di due generazioni di italiani (e solo di italiani, poiché l’importazione in massa, ben prima che manga e anime venissero di moda, dei cartoni animati giapponesi, è un fenomeno esclusivo del nostro paese, legato al proliferare delle TV private). Pubblichiamo quindi, per gentile concessione dell’editore un estratto dai paragrafi La tecnica e il sogno, Dominio della tecnica e La dimensione storico-politica dell’anime super-robotico, dedicati principalmente al capostipite Mazinga Z. (V.S.)

Leggi l’estratto su minimaetmoralia.