Dimanche

La posterità dell’Adamo terreno fu numerosa e completò (la terra); produsse in se stessa tutte le conoscenze dell’Adamo psichico. Ma (quanto) al tutto era nell’ignoranza.
Allora io proseguo: quando gli arconti videro che egli e quella che era con lui vagavano nell’ignoranza, come gli animali, se ne rallegrarono molto. Ma allorché capirono che l’uomo immortale non solo non li avrebbe trascurati, ma che essi avrebbero temuto anche colei che si era fatta albero, rimasero costernati; dissero: «Non sarà costui il vero uomo che ci ha accecato e ci ha fatto conoscere quella che fu contaminata e gli assomigliava, per poterci vincere?». Tennero allora consiglio i sette (arconti). Andarono timorosi da Adamo ed Eva; dissero a lui: «Tutti gli alberi che si trovano nel paradiso sono stati creati per voi, mangiatene i frutti ma guardatevi dall’albero della gnosi; non mangiatene. Se ne mangerete, morirete». Instillata loro una grande paura, se ne ritornarono alle loro potenze.

Venne, allora, colui che è più saggio di tutti loro, chiamato «la bestia». E quando vide l’immagine della loro madre Eva, disse a lei: – Che cos’è che vi ha detto dio: non mangiate dell’albero della gnosi? -. Lei rispose: «Ha detto: Non solo “non mangiatene”, ma: non toccatelo, affinché non moriate». Egli disse loro: Non abbiate paura! Non morirete. Sappiate infatti che se ne mangerete la vostra intelligenza si desterà e sarete come gli dèi, poiché conoscerete la differenza che c’è tra gli uomini buoni e i cattivi. Essendo invidioso, vi ha detto questo affinché non ne mangiate.
Eva ebbe fiducia nelle parole dell’istruttore. Guardò l’albero, vide che era bello, alto e lo desiderò; prese del suo frutto, mangiò, ne diede pure a suo marito, il quale ne mangiò. La loro intelligenza allora si aprì. Infatti, dopo che ne ebbero mangiato, la luce della gnosi li illuminò. Allorché si vestirono di vergogna, si accorsero di essere nudi e si innamorarono l’uno dell’altra. Quando videro quelli che li avevano plasmati, ne ebbero disgusto, perché avevano forma di animali; essi impararono molte cose.

Quando gli arconti seppero che avevano trasgredito il loro ordine, con fracasso e minaccia grande si recarono da Adamo ed Eva, nel paradiso, per vedere l’effetto dell’aiuto. Adamo ed Eva erano atterriti: si nascosero sotto gli alberi del paradiso. Gli arconti, non sapendo dove si trovavano, dissero: – Adamo, dove sei? – Egli rispose: – Sono qui. Dalla paura che ho di voi, mi nascosi, avendo vergogna -. Essi, nell’ignoranza, gli dissero: – Chi ti ha parlato della vergogna di cui ti sei vestito se non (il fatto) che hai mangiato di quest’albero? – Egli rispose: – La donna che mi hai dato, me l’ha offerto: io ho mangiato -. Dissero allora (alla donna): – Che hai fatto? – Lei rispose: – Mi ha incitata l’istruttore, e io ho mangiato.
Gli arconti andarono allora dall’istruttore. Ma i loro occhi furono da lui accecati; non poterono fargli nulla; essendo impotenti, lo maledissero. Si recarono quindi dalla donna: maledirono lei e i suoi figli. Dopo la donna, maledissero Adamo, la terra, per causa sua, e i frutti; maledissero tutte le cose che avevano formato. In loro non rimase alcuna benedizione: a causa del male, non ebbero più forza alcuna per generare il bene.
Da quel giorno, le potenze si accorsero che prima di loro c’è realmente uno più forte di loro; conobbero soltanto che essi non avevano osservato il loro comandamento. Introdussero nel mondo una grande invidia esclusivamente a motivo dell’uomo immortale.
Ma quando gli arconti videro che il loro Adamo era pervenuto a un’altra gnosi, vollero metterlo alla prova. Radunarono tutti gli animali, le bestie della terra e gli uccelli del cielo: li portarono da Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. Quando egli li vide, diede i nomi alle loro creature: essi si stupirono che Adamo si fosse destato da tutto il torpore. Si radunarono, deliberarono, e dissero: – Ecco, Adamo è diventato come uno di noi. Ormai conosce la differenza tra la luce e le tenebre; ora, affinché non sia ingannato come fu per l’albero della gnosi, e non si accosti all’albero della vita, ne mangi, diventi immortale, abbia il dominio, ci disprezzi, consideri follia noi e tutte la nostra gloria, condanni noi e il mondo, orsù scacciamolo dal paradiso giù sulla terra dalla quale fu tratto, affinché d’ora in poi non possa conoscere qualcosa meglio di noi -. E così cacciarono dal paradiso Adamo e sua moglie.
Ma non contenti di quanto avevano fatto, pieni di paura, andarono dall’albero della vita, lo cinsero di grande spavento, di esseri infuocati, detti cherubini, e posero in mezzo una spada infuocata che gira in ogni momento (incuotendo) un terribile spavento, affinché nessuno dei terrestri (osi) più recarsi in quel luogo.
Dopo di ciò, allorché gli arconti, invidiosi di Adamo, vollero ridurre il tempo della durata della loro vita, non riuscirono a causa della Heimarmene, che è stabilita fin dall’inizio; i tempi della loro vita, infatti, erano stati fissati: per ogni (uomo) mille anni, conforme al corso dei luminari.
Ma siccome gli arconti non riuscirono a fare questo, ognuno di coloro che operano il male, toglie dieci anni (al corso della propria vita); sicché tutto questo tempo ammonta a novecentotrenta anni: e questi nella tristezza, nella fragilità, e in penose agitazioni. In tal modo, da quel giorno in poi, il corso della vita va diminuendo fino al termine dell’eòne.
Allorché la Sofia Zoe vide che gli arconti delle tenebre avevano maledetto la sua co-immagine, ne fu sdegnata. Uscita dal primo cielo con tutte le forze, allontanò gli arconti fuori dai loro cieli e li scacciò giù nel mondo peccatore affinché quivi, sulla terra, diventassero come i demoni maligni.

L’origine del mondo (III-IV secolo d. C.)
Traduzione di Luigi Moraldi