Martiri della tecnica – parte terza:
la battaglia dei pianeti

Raffaello, La trasfigurazione, 1518-20
Raffaello, La trasfigurazione, 1518-20

Qui e qui la prima e la seconda parte.

Il silenzio è una reazione emotiva spontanea, ma è possibile opporre un discorso al discorso imposto dalla tecnica? L’analisi razionale della condizione antropologica. Il discorso biologico. Il discorso politico. Ma in questo modo è persa la dimensione squisitamente umanistica, la sola che davvero può illuminare un’assiologia.
In Corpo morto e corpo vivo (Transeuropa 2009) Giulio Mozzi ripete continuamente la formula: «la povera ragazza Eluana Englaro»: non lo fa quando parla del caso scientifico o del caso giuridico di Eluana Englaro: la formula entra nel testo quando al centro del testo è l’emergenza della persona dalla persona biologica e dalla persona giuridica, cioè laddove, in altri tipi di cornici e discorsi (telegiornali, social network, forum), ci si attende ormai automaticamente la strumentalizzazione affettiva nella forma dell’appropriazione dell’identità: la perdita dei cognomi, la moltiplicazione dei possessivi “mio” “mia” “nostro” “nostra”, fino alla manifestazione, nei pronomi del me e del noi, di pretese ripercussioni: «mi mancherai».1 Nella formula «la povera ragazza Eluana Englaro» non vi sono solo il nome e il cognome, che già allontanano il lettore da quell’assunzione di un’intimità indebita, ma anche un sostantivo e un aggettivo, come un distendere le braccia e le mani e le dita da parte dell’autore per porre tra sé e l’identità del soggetto la maggior distanza possibile.

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Corpo morto e corpo vivo / Urbino e Pesaro

Giovedì 18 marzo alle ore 17.30, a Urbino presso la Libreria La Goliardica in Piazza Rinascimento 7, Giulio Mozzi e Demetrio Paolin presentano il libro Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi, di Giulio Mozzi, con una nota di Demetrio Paolin. Con gli autori saranno presenti: Claudio Girometti, Simone Massa, Jacopo Nacci. L’incontro è a cura della Libreria La Goliardica.


Venerdì 19 marzo alle ore 18.00, a Pesaro
presso la Biblioteca “Bobbato” in Galleria dei Fonditori 64, (Ipercoop, 1° piano), Giulio Mozzi e Demetrio Paolin presentano il libro Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi, di Giulio Mozzi, con una nota di Demetrio Paolin. Con gli autori saranno presenti: Claudio Girometti, Simone Massa, Jacopo Nacci. L’incontro è a cura della Libreria Pesaro Libri.

Le stesse

Mi chiedo se c’è una differenza tra quelli che il giorno in cui Eluana spirò scelsero di guardare Grande Fratello e quelli che invece stavano davanti alla clinica a litigare, oppure stavano su Facebook a compilare status pro o contro questa povera ra­gazza e il suo corpo conteso. A corollario di questo è bene aggiungere che le persone, che si giocavano a colpi di veglie, preghiere, note internet il corpo appena morto di Eluana, erano le stesse che qualche settimana prima non potevano trattenere lo sdegno sui morti di Gaza, oppure discutevano della leadership all’interno del pd. Non esiste nessuna differenza tra questi e coloro che hanno guardato Grande Fratello. Entrambi vivono la logica del sentimento istantaneo: s’indignano a comando, si commuovono per qualcosa che li tocca superficialmente. C’è una totale indeterminatezza morale che mi pare figlia del dolore spettacolarizzato, dove ogni sentimento viene metabolizzato ed espulso nel giro di poco. Io non ho prove per sostenere quello che dico, tanto che qualsiasi persona potrebbe rispon­dermi che ha vissuto la vicenda Eluana come una tragedia.

da Il corpo e il rito. Appunti su Eluana Englaro, di Demetrio Paolin,
in Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi,
di Giulio Mozzi, Transeuropa 2009

Verso il nihil

…oggi 26 dicembre alle cinque o alle sei del pomeriggio mio fratello ha accesa la televisione, io stavo in salotto a chiacchierare con mia sorella e mia zia e con Letizia e non ho potuto non sentire  la televisione, c’era Fabrizio Frizzi che parlava e straparlava, stava facendo un gioco con i proverbi, annunciava per la sera un gioco che chiamava  il gioco della zingara, e io senza guardarla ma soltanto ascoltandola ho pensato, ecco, la televisione è nichilista, Fabrizio Frizzi è nichilista, quello che fanno è trascinarci verso il nihil, verso il niente, tutti allegri ci faranno diventare niente, ci annichiliranno; a cosa serve questo orrore, mi sono domandato, a che cosa serve negli scopi di chi lo produce, di chi investe soldi per produrlo, questo orrore che ci viene fornito con l’allegra faccia dell’intrattenimento e il compìto volto dell’informazione; a che cosa serve questo orrore quotidiano, meticoloso, porta a porta, che si concretizza, che si incarna, quasi, ormai in questo oggetto-feticcio del quale tutti siamo preda, nella televisione? Allora all’improvviso ho pensato, mentre Fabrizio Frizzi continuava a dire scemenze: la televisione serve a far dimenticare Auschwitz. A cos’altro può servire, ho pensato, questa miscela di divertimento osceno e sguaiato e di informazione orroristica, se non serve a far dimenticare Auschwitz.

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