And the radio plays

 …Ad aumentare l’interesse per il progetto è il fatto che la CNP ha compiuto un gesto di estrema emancipazione dai meccanismi editoriali di questo paese, esercitando una forma di autopubblicazione al di là di ogni compromesso, con una formula all’avanguardia che elimina in un solo colpo tutti gli intermediari editoriali. Ecco dunque che troviamo l’elemento chiave che determina la linea di rottura fra l’operazione di CNP e, da un lato, la forma narrativa blogghistica con la sua natura frammentaria e, dall’altro, l’autopubblicazione tramite servizi online sul modello di lulu.com. Questo elemento è la fiducia nella qualità della propria scrittura e nelle competenze editoriali acquisite lavorando per anni nel settore dell’editoria…

Qui, su Il lavoro culturale, Claudia Boscolo parla di Lo zelo e la guerra aperta, della Cooperativa di narrazione popolare, e intervista Ilaria, Enrico e me.

Su Lo zelo e la guerra aperta hanno scritto anche S.A., Nicola Ciccoli e Matteo Pascoletti. Della CNP ha parlato anche Mattia Filippini.

Nicola Ciccoli su Dreadlock

Scrive Nicola Chik67 Ciccoli su Anobii a proposito di Dreadlock:

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da Giulio Giordano

Credo che sia istintivo pensare che questo racconto lungo sia, in qualche misura, già un fumetto. Scritto in parte come una sceneggiatura, per scene corte che sono già immagine o gruppo di immagini, con un’attenzione spasmodica alle inquadrature, ai punti di vista, spesso sghembi, con dialoghi incastonati tra cambi di macchina da presa. Un fumetto di supereroi in salsa italiana, anzi in salsa studenti fuorisede a Bologna, una cosa che a me gela sempre il sangue, convinto come sono che non si possa raccontare nulla in maniera significativa ambientandolo in quel contesto.
Però, superato lo sconcerto per l’ambientazione, abituato l’occhio ai cambi di scena, e l’orecchio a certe peculiarità di linguaggio, ci si ritrova belli belli incuriositi.
Di cosa parla questa storia? Un supereroe che scopre di non bastare al mondo, di non riuscire a salvare il mondo? Anche ma non solo. La parabola di Matteo è una parabola umana, la costruzione di una nuova chiarezza nello sguardo, il tentativo di districarsi da un mare di merda (si può dire merda su Anobii?) in maniera vincente.
Poco chiaro, eh?
Un conte philosphiques rastafariano. Immerso nell’Italia di oggi.
Jacopo, porcaccia la miseria, fortuna che è corto e lo posso rileggere quando voglio. Ad ogni riga la sensazione che ci sia ancora qualcosa da capire, in più.
(io, forse, ma solo forse, ci avrei messo qualche cosa in meno)»

Telefono casa (un dialogo di Nicola Ciccoli)

– Ciao Nicola, come stai?
– Ciao Babbo. Diciamo bene.
– Ho visto alla televisione la protesta dell’Università. Tu non sei sul tetto?
– Fa conto che ci sia. Dipendesse solo da me sarei salito anche sul Quirinale.
– Ma la Gelmini diceva che la sua legge è a favore del merito, contro i baroni, per la qualità. Mi sembrano cose giuste. Non è quello che hai sempre detto anche tu?
– Sì babbo, è quello che ho sempre detto anche io.
– E allora cosa state sempre a protestare?
– Fammi spiegare Babbo. Iniziamo da questo. La Gelmini ha detto che ha aumentato i soldi per l’Università, vero?
– Proprio così.
– Ecco. Se io ti tolgo 1000 euro e poi dopo dieci mesi te ne ridò 800 tu sei più ricco o più povero? Lo chiameresti un aumento o un taglio?
– Ha fatto questo?

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