Dischi d’autunno: Relentless

«Avevamo diversi brani strumentali per i quali non riuscivo a pensare ad alcuna parola per comporne un testo. Ci piacevano così e non valeva la pena aggiungere qualcosa di più».
Relentless è probabilmente il lavoro più sconosciuto dei Pet Shop Boys: è un ep di sei brani che uscì in edizione limitata abbracciato a Very (1993), durante le sessioni del quale fu registrato. È un tuffo nell’abisso di suoni di cui le canzoni da album dei Pet Shop Boys rappresentano la superficie. Metterlo vicino a Very è un buon esercizio. Ancora meglio è dedicarsi al disco in sé.
Di certo la produzione dei Pets mostra come ogni album, da sempre, sia solo la punta dell’iceberg di una marea di lavoro, lavoro che in larga parte, a posteriori, è stato integrato nelle riedizioni dei cd con grande piacere dei filologi, e la prima raccolta di collaterali, Alternative, pur nella sua eterogeneità è uno dei dischi più belli del duo. Ma sarebbe riduttivo, se non fuorviante, pensare a Relentless come a una estemporanea, quasi casuale antologia di sperimentazioni collaterali: il disco è di un compattezza e di una concettualità che non lasciano spazio a dubbi, si sente che è stato realizzato con ostinazione, abnegazione, pignoleria. Non a caso nessuno dei suoi brani è stato compreso in Alternative. «Ci piace il concetto che Relentless sia un album limitato, una edizione limitata che fece la comparsa nel 1993 e che dopo non fu più ri-prodotto».
Relentless è una collezione di piccole trance quotidiane che all’improvviso si spalancano su teatri d’epica e di dramma. Alcuni spunti: KDX 125 sfreccia attraverso la storia della musica elettronica, eppure ogni singolo suono nasce all’interno di un modo di sentire il mondo che è irriducibilmente PSB. Nel finale di Forever in love un campione vocale realizza uno stacco in uno dei punti più estaticamente perfetti della storia della musica. The man who has everything è un magone su sequencer, t’inchioda il cuore al beat con la melodia, a tratti ti abbandona in balia della macchina, ma solo per farti piangere quando arrivano i campioni.