Tu sei un altro

Sabato alle 16.30 alla Biblioteca San Giovanni, a Pesaro, Demetrio Paolin e io presentiamo La seconda persona, poi Demetrio legge un inedito, o forse due.

Questo invece viene da La seconda persona:

Demetrio Paolin, La seconda personaTu non parli mai veramente con nessuno. Tu sei un altro, l’altro te: il fantasma, quello che nutre le parole, che tradisce e scopa con chiunque, che piange e muore ogni volta. E se risorge è solo per scherno. Tu sei il compagno grigio pallido come l’inverno sfinito, quello violento, colui che non ama teneramente, ma possiede, che impone il suo seme alla gente, che lo espone alla terra.
Tu non sei quello che ci si aspetta da te.
Chissà cosa si aspettava, tua madre. Quale segreto teneva nel cuore nei pomeriggi davanti al sussidiario? Non eri tu, ma sembrava normale, per una donna, figliare. Ecco, ti penti di non averglielo mai chiesto, di non averle mai detto: ma tu che figlio pensavi di avere?
Forse voleva un figlio diverso, opposto a quello che sei tu. È questa stoffa di delusione, mai detta, che lega te e tua madre: il non essere stato mai quello che lei desiderava. È cretina questa cosa, ma ti rimane nella gola: non sei mai quello che gli altri vogliono per te, e viceversa, tu sei sempre altro rispetto a quello che sei veramente. Chiunque si attende da te una determinata cosa, tua madre, tuo padre, tua sorella, la persona che ami, e tu non sai chi sei veramente: c’è il tuo fantasma, che se ne esce come un fiotto di notte, e provoca danni e ferisce. E nei loro occhi vedi quello che non sei. Tu gli vorresti cantare: mi fa disperare il pensiero di te e di me che non so darti di più. È in questa mancanza che tu esisti, è solo nel tuo non-essere-niente-di-quello-che-loro-vogliono che puoi essere.

Qui si può leggere un altro estratto dallo stesso libro.

Dreadlock su Tarantula

Giulio Giordano, Pasolini dei Laureati
Pasolini dei Laureati visto da Giulio Giordano

“Dreadlock!” è una gran bella storia (e non le manca niente: sorprese e capovolgimenti compresi), ma la critica culturale che pervade tutto il racconto è solida e lucida. Emerge dalle descrizioni di quell’umanità inebetita, ma ancora di più esplode nella tristezza e nella solitudine di Matteo in mezzo a quella desolazione.

Su Tarantula Max Giuliani parla di Dread e poi mi fa pure un paio di domande; e poi Max parla anche della colonna sonora di Dread, e allora la metto qui.

Ilaria Giannini recensisce Dreadlock

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da
Giulio Giordano

…Ma c’è di più, il viaggio di Matteo è la ricerca di tutto quello che ci è stato portato via: la capacità di provare empatia, amore, dolore ma anche felicità in maniera sincera e autentica va riconquistata, il cuore atrofizzato deve ricominciare a pompare sangue e a sanguinare a sua volta. L’eterno conflitto tra la via della mente e la via del sentimento percorre sotterraneo tutto il libro. Matteo scrive una tesi sulla differenza tra la filosofia dei domenicani e quella dei francescani nella mistica occidentale, oscillando fino alla fine su chi avesse ragione: i primi che sostenevano il primato dell’intelletto o i secondi che propugnavano quello dell’amore. La dicotomia ritorna nell’opposizione tra i Laureati e i Destatori, ma anche se vogliamo nella scissione tra Matteo e Dreadlock. Alla fine, chi vince? Nessuno perché se il cuore in Babilionia è solo simulazione anche l’intelletto è falsa coscienza. Il confine tra bene e male è stato sfondato da un sistema che divora e crea continuamente se stesso e forse non c’è soluzione, se non quell’entropia che inesorabile corre verso la distruzione e che trascina tutti con sé: senza sommersi e senza salvati.

La recensione completa qui, su Mangialibri.

Qualche libro del 2011

Di recensioni, recensioni di narrativa in particolare, quest’anno ne ho fatte pochissime, come si evince sfogliando la categoria recensioni su Yattaran: solo il post sui plugin della saggistica e due romanzi: Il bisogno dei segreti di Marco Candida e Se fossi fuoco arderei Firenze di Vanni Santoni. In realtà ho parlato anche di Nessun Paradiso di Enrico Piscitelli: qui (e anche del saggio di Federica Sgaggio, Il paese dei buoni e dei cattivi).
Oltre questi, mi sento di consigliare altri quattro titoli: L’ora migliore e altri racconti di Simone Ghelli (qui un estratto), racconti, lo dico subito, dei quali io non sono in grado di parlare (ma in parecchi, e bravi, lo hanno fatto), tanto mi hanno coinvolto e in quale modo; e questo perché qui, dopo il primo meta-racconto, che svolge anche il ruolo di sapiente introduzione, è tutt’un esplodere di epifanie che si compie nello spazio del preverbale onirico, e il filo narrativo si immerge nell’abisso, senza per questo mai venire meno. Storie. Ambienti. Suggestione. Luci. Oscurità. Vibrazione. Cose. Ghelli la sa lunga, soprattutto la sa profonda; posso dire solo: leggetelo, è un’esperienza.
L’impavida eroina eccetera, di Mauro Mirci, è un’altra raccolta di racconti – e siamo già alla seconda raccolta di racconti: io adoro le raccolte di racconti, specie se confezionate con questa perizia – racconti, quelli di Mirci, senza fronzoli, senza trucchi, solo racconti, puliti, precisi, delicati, empatici, narrati con quell’atteggiamento autoriale impeccabile che può essere solo il frutto della pietas verso i personaggi e dell’attenzione al reale, e che proprio per questo sanno inerpicarsi ai vertici e spalancare immagini sublimi, che illuminano tutto; vi dico solo: il tedesco alla mitragliatrice, le buste, il cortile; chi leggerà capirà, e vedrà che ho fatto solo esempi.
De La seconda persona di Demetrio Paolin (qui un estratto), della capacità di Paolin di perlustrare l’interiorità in un modo che rende la sua scrittura completamente diversa da tutto ciò che si trova in giro, della sua misericordiosa spietatezza, del suo trascendente corporeo, del suo male benigno, del suo bene doloroso, del suo materialismo sacro, del suo sacro materiale e di altri paradossi concettualmente perfetti tenterò di parlare, insieme a lui, il 14 gennaio alla Biblioteca San Giovanni di Pesaro.
E non è un romanzo ma quasi – per il piglio, per l’urgenza, per l’assurdità – Pazzi scatenati, il libro-inchiesta di Federico Di Vita sull’editoria italiana; che uscirà a gennaio, ma cominciate a pressare il libraio. Un libro che semplicemente va letto, e credo che questo consiglio lo darò, d’ora in poi, in occasione di ogni presentazione di libri nella quale mi troverò a essere parte attiva.

Della Bella recensisce Dreadlock

Antonio Sileo, Dreadlock

E’ in questi vuoti di secondo livello, apparentemente immateriali, che l’io narrante si avventura per stanarne ogni pulsione di morte, ogni concreta ferocia, ogni subdolo rischio di assuefazione all’insensibilità, per poi uscirne intatto nella forma di un’umanità superstite, forse ancora capace di vita e di senso. Si tratta di un corpo a corpo molto simile a quello che ingaggia il supereroe Dreadlock a difesa dalle ingiustizie.
Quest’ultimo, anche se da un piano diverso (dall’alto dei tetti, e con le trasfigurazioni che per fortuna nulla hanno a che vedere con le maschere funerarie della virtualità televisiva), nel fluire della narrazione in parte si avvicina al protagonista (e, attraverso lui, anche al narratore), in un gioco di intersezioni e sovrapposizioni che allude a una pluridimensionalità dell’io irriducibile anche al principio di realtà.

Marina Della Bella recensisce Dreadlock qui.

Costola in pdf gratuito

Costole
Clicca per ingrandire

MilanoRomaTrani dedica un post della serie A.I.:Autoproduzioni a Costola, che per l’occasione rende gratuitamente sfogliabile e/o scaricabile il pdf del numero 0: qui.
“Costola” associa racconti e illustrazioni, ogni racconto un’illustrazione, ogni illustrazione un racconto. Su questo numero 0 c’è anche il mio racconto Una mattina, Adamo, associato a un’illustrazione di Alessandro Baronciani, ché a Pippo Balestra di “Costola” piaceva averci insieme: è stata una gradita rimpatriata old school.

Francesco Cristiano recensisce Dreadlock

Dreadlock visto da Antonio Sileo

Una fittissima rete di collegamenti fra i pochi protagonisti, le citazioni sull’attuale realtà italiana che in questo momento imperversa, sono raccontate da Nacci con originalità e fantasia, ma affondano nella crisi totale dei valori, nell’odio che sfocia nella xenofobia, nel razzismo e soprattutto in un contesto offeso e perseguitato da media e Potere (Stato e Polizia). Degna di nota la citazione di un’intervista di Umberto Eco: “La società richiede che il giovane laureato s’inventi un mestiere, e se quel giovane è in grado di inventarselo, è perchè qualcuno gli ha insegnato una forma di pensiero flessibile”, trasformata in odio da un ladro che in realtà era un dotto laureato, preda della crisi.

Il punto di forza di Dreadlock, è appunto il fatto di decontestualizzare il vero, dandogli un alone di fantastico, pur rimanendo sempre con i piedi per terra.

Francesco Cristiano recensisce Dreadlock su Radio Ciroma 105.7FM.

Luca Giudici recensisce Dreadlock

Giulio Giordano, Dreadlock
Dreadlock visto da Giulio Giordano

Dreadlock è un demone, che si incarna in Matteo, e tutto il romanzo – visto come possessione – altro non è che una discesa agli inferi, un percorso iniziatico, un rito di passaggio per un ragazzo che deve diventare uomo, crescere, al punto che i suoi genitori stessi non lo riconoscono più. Come a Delfi e a Cuma, anche qui a Bologna-Babilonia sono i fumi dell’oracolo a inebriare il questuante e a permettere al Dio di possederlo, di trasformarlo nella sua voce, nei suoi occhi, nelle sue braccia. Lorenzo è il mentore, più Don Juan che Virgilio: seguendo Matteo/Dreadlock sale lo ziqqurrat di Babilonia così come scende i gironi dell’inferno. Ma la purezza non esiste, e Ser Galahad è solo il sogno di un’umanità adolescente.

Luca Giudici recensisce Dread qui.