Intervista su La zona morta

Getter Robot G, 1975
Getter Robot G, 1975

Stavo studiando i super robot da narratore. Inoltre a un certo punto mi sono reso conto che, mentre tenevo laboratori di narrazione, usavo strutture e anche veri e propri esempi tratti dalla super-robotica e dagli anime in generale. Alessandro Schettini di “Pesaro Comics & Games”, che conosco da una vita e con il quale da ragazzi abbiamo condiviso le stesse passioni, mi chiese di tenere una lezione sui super robot nell’ambito dell’edizione del 2014 di “PC&G”. Preparai un piccolo paper e qualche slide.
Poi tutta la faccenda si è evoluta, espandendosi dapprima in una serie di post sul mio blog, comunque piuttosto limitata nella selezione delle serie. La felice intuizione di quanto fosse opportuno e appropriato lavorare a uno studio sistematico è stata di Marco De Simoni di Odoya, il suo ruolo è stato determinante. Senza di lui oggi la Guida ai super robot non esisterebbe, nemmeno nel proverbiale cassetto.

Con Elena Romanello, che ha recensito Guida ai super robot per diversi siti, c’è stata anche occasione di scambiare due parole. Ne è nata un’intervista che potete leggere su La zona morta.

Guida ai super robot su Sakura Magazine

Daikengo, 1978
Daikengo, 1978

Un nuovo libro nell’ormai abbastanza ampia saggistica in tema animazione giapponese, ma anche un libro nuovo come approccio a quello che resta, comunque, il genere più emblematico di manga ed anime, nella sua stagione migliore.

Sul glorioso Sakura Magazine, nuova recensione a firma dell’instancabile Elena Romanello.

La questione di genere nell’anime super-robotico

Gackeen, 1976
Gackeen, 1976

Tra eroine (troppo) perfette destinate a fallire, personaggi secondari accudenti e nemiche sensuali, non possiamo che giungere alla stessa conclusione di Nacci: non c’è una risoluzione decente alla questione femminile nell’anime super robotico classico.
Per fortuna poi il mondo andrà avanti e farà capolino un’eroina vestita alla marinara, pronta a lottare in nome della Luna.

Su Bossy, Stefania Covella affronta la questione di genere nell’anime di super robot prendendo le mosse dal capitolo nove di Guida ai super robot.

Guida ai super robot su gothicNetwork

Ufo Diapolon, 1976
Ufo Diapolon, 1976

Interessante per chi c’era allora, interessante per chi è arrivato dopo, interessante per chi vuole comunque sapere di più di un filone travolgente, archiviato troppo presto nel nostro Paese di fronte a polemiche immotivate che non hanno impedito al fandom di crescere, ma hanno stranamente bloccato queste presenza sulle nostre reti televisive.

Nuova recensione di Elena Romanello per Guida ai super robot, questa volta su gothicNetwork.org.

I cyborg che venivano dal passato

Zer013, Nagai's Super Robot Classics
Zer013, Nagai’s Super Robot Classics

«Un tale assetto indurrebbe a vedere nel super robot la risorsa avveniristica che difende il presente e il futuro dalla recrudescenza di un passato bestiale o brutalmente tradizionale, se non fosse che è proprio la tecnica come dominio, disposizione e manipolazione dei corpi a caratterizzare quel passato».

Oggi su L’Indiscreto parlo di tecnica e passato nell’anime super-robotico classico.

Guida ai super robot su Liberi di scrivere

Groizer X, 1976
Groizer X, 1976

Non è il primo libro ad uscire in tema, da quando i fan di quei giganti d’acciaio hanno potuto iniziare a riflettere non più da bambini sugli anime come contenitori di cultura e passione sono usciti tanti libri, ma si distingue per come si focalizza su un genere e su alcuni personaggi, uniti da un filo rosso ma non certo tutti uguali e ripetitivi come sostenevano i detrattori che all’epoca li accusarono di tutti i mali della società.

Elena Romanello recensisce Guida ai super robot.

Destino dell’eroe, storia e avventura

Di tutti i mondi possibili

Pubblico un estratto da “Il segno dell’eroe. Il destino e il filo degli eventi” di Vincenzo Marasco, uno dei nove saggi che compongono Di tutti i mondi possibili, l’interessante antologia di riflessioni sul fantasy curata da Silvia Costantino e uscita pochi giorni fa per Effequ (l’ho recensita qui). Lo scritto di Marasco affronta con mirabile e ipnotica chiarezza una questione cruciale della narrativa fantastica tutta, e assume in più una specifica rilevanza per chi sia interessato alla cosmogonia dell’orfano alieno trattata in Guida ai super robot. JN

La prima cosa che possiamo dire è che, come dispositivo narrativo, il destino funziona all’inverso di come talvolta lo si immagina, ovvero come assicurazione divina della vittoria dell’eroe e del superamento delle prove, con un effetto deresponsabilizzante. Per chiarire questa dinamica si può scomporre il destino in tre componenti. Da un lato troviamo il destino personale, immaginabile, in onore a un’antica tradizione, come daimon, cioè come disposizione o vocazione. Dall’altro lato c’è la Storia che si impone sul singolo, ovvero un intreccio di eventi che avviene di per sé, in cui siamo immersi e che agisce in quanto forza esterna e su cui noi, individui, non abbiamo alcun potere: potremmo definirlo come tyche, un ‘caso’ o meglio un filo, per noi insondabile, degli eventi, che in qualche modo esprime l’intreccio delle azioni di tutte le potenze, umane e sovrumane, presenti nel mondo in cui ci troviamo. Chiamerei infine Avventura proprio lo spazio soggettivo in cui si intrecciano queste due componenti.

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Rito e sacrificio nella stanza profonda

Vanni Santoni - La stanza profonda

Pubblico una riflessione di Filippo Cicoli che amplia in modo inatteso il discorso su La stanza profonda di Vanni Santoni (che ho recensito qui). JN

L’uscita de La stanza profonda è un urto tellurico che scuote chiunque abbia mai tirato un d20, compilato una scheda PG, sconfitto un troll, insomma, chiunque in quella stanza, a volte, sia sceso. Lungi dall’essere un mellifluo amarcord, l’opera è una delle più lucide analisi condotte sul gioco di ruolo (gdr) e sul giocare di ruolo mai apparse in Italia. Un saggio che non può fare a meno della dimensione romanzesca. Anzi, la vera forza è proprio la sua imprescindibile ibridazione con la narrazione, poiché, al netto di tutte le possibili considerazioni, ciò che mantiene i giocatori all’interno della Stanza, e che ne scandisce la precessione, è proprio il potere della narrazione nella sua forma più pura.
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Di tutti i libri possibili

Di tutti i mondi possibili

È uscita qualche giorno fa per Effequ l’antologia di saggi, a cura di Silvia Costantino, Di tutti i mondi possibili, che raccoglie e rielabora l’esperienza del Sublime Simposio del Potere. Vale la pena di elencare subito gli interventi, nove in tutto, racchiusi tra la prefazione affidata a Licia Troisi e la postfazione della curatrice, comunque presente tra gli autori: di Edoardo Rialti “L’Essere Cattivo. I volti dell’Oscuro Signore”, di Sergio Vivaldi “Non sai niente, Jon Snow. Il barbaro e l’incontro con l’altro”, di Francesco D’Isa (sua anche la copertina) “Le sentinelle siamo noi. Per una rivalutazione dell’uomo comune nel fantastico”, di Vanni Santoni “Party fantastici. Il gruppo degli eroi”, di Matteo Strukul “Ragazze di fuoco. Una prospettiva al femminile”, di Francesca Matteoni “Domestici ma non addomesticabili. Fenomenologia dei folletti per principianti”, di Giovanni De Feo “L’Altrove. Sui luoghi del fantastico”, di Silvia Costantino “Sulla soglia. Adolescenze e riti di passaggio”, di Vincenzo Marasco “Il segno dell’eroe. Il destino e il filo degli eventi” (chiusura che ho trovato gloriosa).
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